TERRITORI 2020
Il Centro Internazionale di Ricerca per le Storie Locali e le Diversità Culturali, al quale a diverso titolo afferiscono gli ideatori dell’iniziativa, si è fatto parte attiva per promuoverne la pubblicazione (in significativa concomitanza con il centenario della morte di uno dei misconosciuti pionieri di questi studi, il varesino Luigi Borri). Il Centro, che festeggia in questi mesi i vent’anni di attività, aggiunge così un tassello importante alla sua vocazione primaria, lo studio cioè delle fonti storiche legate ai territori (si sarà inteso perché si è scelto il plurale) che vedono al centro le città di Varese e Como: tra i territori più ricchi in assoluto, su scala internazionale, di valori da scoprire, custodire e valorizzare, a partire dai quattro siti tutelati dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità fino alla fittissima dialettica dei “beni immateriali”, minati, essi pure, dall’imminente dimenticanza, come le parlate minoritarie o le memorie ? solo parzialmente risarcite dalla documentazione d’archivio ? legate al lavoro, alle guerre, alle fasi migratorie. Territori giunge così a essere l’ultima di una serie di iniziative ambiziose, spesso gratificate da esiti notevoli, che corrono però in parallelo – non va certo dimenticato – a sostegni economici sempre più ristretti, alle carenze delle “risorse umane” e dell’indispensabile personale specializzato, a difficoltà sempre maggiori nella valorizzazione dei risultati, e, non da ultimo (perché anche la fruizione ha i suoi tasti dolenti, eccome) alla disaffezione crescente dei docenti, delle istituzioni scolastiche, dei più giovani – e delle università stesse, per le ragioni che purtroppo tutti conosciamo – a questi modelli complessi di sapere. La scelta di una grafica agile, che colloquiasse con i lettori più che intimorirli, il tono e le stesse tematiche dei contributi vorrebbero aiutare a comprendere questa complessità senza enfatizzarla, ma senza che nulla si perda della sua ricchezza e delle sue ragioni costitutive. La prospettiva di ricerca che qui abbiamo voluto assumere è quella che comunemente (e non senza fraintendimenti) afferisce alla cosiddetta «storia locale», terreno fecondo anche per sperimentare nuovi approcci metodologici, come auspicava Luigi Zanzi, in uno dei suoi ultimi e densi lavori, pubblicato nella collana Storia di Varese, promossa dall’Università degli Studi dell’Insubria e dal Centro Internazionale di Ricerca per le Storie Locali e le Diversità Culturali dello stesso ateneo.